Essere, apparire 1

Ho già sostenuto di non conoscere alcuna differenza empirica tra il concetto di esistere (dasein, esserci) e quello di apparire. Ma anche sul piano teorico i due concetti sembrano coincidere. Infatti l’apparire comprende ciò che viene rappresentato o mediante i sensi (percepito) o mediante l’immaginazione e l’intelletto (concepito). Per realizzare teoricamente un’esistenza (concetto legato all’esperienza) occorre almeno un percipiente (o un intelletto) e almeno un oggetto effettivamente percepito (o concepito), che possono nell’ipotesi più estrema coincidere. Questa ipotesi lascia intravvedere una possibile diversa sfumatura di significato tra i due termini: l’esserci sarebbe un apparire a se stesso, che può fare a meno di altri giudici della propria esistenza. Tuttavia diciamo comunemente – e nessuno ce lo contesta – che il sasso c’è, anche se non appare a se stesso, ma a noi, e che il prossimo esiste, per il semplice fatto che ci appare; e comunque l’apparire a se stessi è pur sempre un apparire. Forse è più interessante attribuire all’esserci una maggiore consistenza e ampiezza, in quanto l’esserci comprenderebbe qualcosa (la famosissima kantiana cosa in sè) che starebbe (come condizione) all’origine dell’apparire. Ma dato che la cosa in sè non è percepibile (per definizione) e nemmeno concepibile (per la sua indeterminatezza; il fatto che sia condizione del fenomeno non è una determinazione) la farebbe con un po’ di forzatura rientrare tra i concetti idonei a essere concepiti, sia pure negativamente, quindi nel più ampio terreno dell’essere (sein), che dunque assorbirebbe la presunta maggiore ampiezza. Il più vasto (rispetto all’esserci) territorio dell’essere comprende evidentemente ciò che viene percepito (o concepito), e dunque appare,  e ciò che, non apparendo, si ritiene però che possa apparire (venir pensato o manifestarsi ai sensi. In mancanza di almeno una di queste due condizioni, in nessun modo ci verrebbe in mente di dire che un ente, astratto o concreto, è. Ma i due modi dell’apparire (effettivo e potenziale) corrispondono, se giustapposti, al tutto dell’essere, che può entrare e uscire dal cerchio dell’apparire definito come mondo.

Dunque se l’apparire effettivo corrisponde all’esserci e l’apparire potenziale corrisponde alla maggiore ampiezza che distingue l’essere dall’esserci, resta dimostrato che apparire ed essere sono perfetti sinonimi.