Stupidità e onniscenza

La stupidità può essere vista come una delle infinite forme dell’onniscienza. Infatti, chi mai tra i non stupidi (intelligenti, sagaci, acuti, perspicaci, astuti, furbi, scaltri, saggi, assennati, prudenti) riuscirebbe mai a entrare nella testa di uno stupido, far propria la sua logica, condividere le sue visioni e prospettive e, in una parola, conoscere il suo mondo? Ben pochi, credo, data la difficoltà e l’inutilità dell’impresa.  In ogni caso,  quei pochi, che vi si cimentassero,  riuscirebbero forse a prevedere il comportamento dello stupido, non sicuramente a ricostruirne i pensieri,  traendone il convincimento che si tratti di un mistero inesplorabile. Ma da questo si trarrebbe la conseguenza che se non esistesse lo stupido, o meglio se non ci fosse proprio quel determinato  stupido, una parte del pensiero possibile rimarrebbe inesplorato. Il che, partendo dal presupposto che nell’onniscienza tutto il possibile, compreso il pensiero, viene attuato, è impossibile. Dunque lo stupido è necessario all’onniscienza quanto l’intelligente.