Destino e sistema

(Ed. Franco Angeli- 2006)
La filosofia italiana offre svariate risposte al problema, umano prima che filosofico, degli aspetti estremi e negativi dell'esistenza. La scelta di prendere in esame il pensiero di Emanuele Severino e Carlo Pelanda non è certamente casuale, anzi, esse appaiono agli occhi dell'autore come le più significative quantomeno sul versante del pensiero forte. Ferruccio Sangiacomo, nei panni dell'intervistatore, ha cercato di sottoporre ad entrambi i pensatori domande appropriate, per far comprendere ai lettori l'universo-destino di Severino senza banalizzare il suo discorso, e di presentare i panorami "futurizzanti" di Pelanda come accettabili sul piano morale, pur senza nulla togliere alla loro portata rivoluzionaria.

Al di qua del bene e del male

(Ed. Marco Serra – 2001)
La visione generale dell’autore si fonda sull’importanza della filosofia, sacrificata nel mondo contemporaneo a un ruolo secondario. Le sue convinzioni filosofiche di origine empirica (teoria dei caratteria dominanti) gli sono utili per affrontare alcune ipotesi ontologiche legate all’evoluzione (teoria dell’oltreuomo) per arrivare, attraverso lo studio dell’etica, a spregiudicate implicazioni teologiche (teoria dell’autoproduzione di Dio). In questo testo, Ferruccio Sangiacomo sfiora tutti i temi indicati, insistendo soprattutto sui concetti di bene e di male, che indaga prendendo come punto di partenza l’elenco dei vizi capitali della radizione cristiana.

Paravento per animazione a oblò multipli

(Sipiel – 1993)
Uno scrittore improvvisato ricorre ad un annuncio economico per trovare materia di ispirazione. Incidentalmente viene al corrente di una serie di intricate vicende sentimentali, a sfondo sessuale, che coinvolgono i suoi corrispondenti, una dozzina di persone, e, da ultimo, lui stesso. La felice conclusione dell’avventura letteraria gli farà trovare, indipendentemente dal prevedibile successo, la pace interiore.

Il banchiere Chef

(Sipiel – 1991)
Dopo aver speso quarant’anni a cercare di capire i suoi simili, Sangiacomo si rammarica ora di esservi in qualche modo riuscito e non perde occasione, quando le incombenze strettamente professionali glielo consentono, di rifugiarsi nel clima sereno della propria famiglia, come in una sorta di Olimpo privato che, tra l’altro, stimola la sua propensione a scrivere. Divertito dalle dilaganti manie di protagonismo, alle quali si sente del tutto estraneo, considera la realtà circostante una brutta copia del proprio mondo fantastico, fatto di calcolate abitudini, di buone (e talora cattive) letture, di fantasmi, di riflessioni e immagini che affiorano dalla memoria come relitti dalle onde.

Una felicità su misura

(Sipiel – 1990)
Esistono persone predisposte ad essere felici? Forse il quesito può essere proposto in altri termini, più stringenti: è ragionevole addossare la colpa di ogni nostra eventuale infelicità a fattori che sfuggono a nostro controllo, quali il destino, le circostanze avverse, la semplice sfortuna? L’autore di questo volume insinua il sospetto che la felicità (o meglio, di quella che ciascuno di noi indica come felicità) sia essenzialmente condizionato dalle propensioni caratteriali. Amico del buon senso e dello spirito di osservazione, Sangiacomo evita con cura gli atteggiamenti moralistici e sussiegosi, preferendo invitare il lettore a soffermarsi su alcuni aspetti della vita di tutti i giorni.