Ipotesi teologiche

Per chi assume la continuità nell’evoluzione è conseguente formulare ipotesi su un superuomo o oltreuomo. In tal modo tutte le specie precedenti appaiono funzionali alla specie homo sapiens e quest’ultima alle successive. Se a questo punto si lascia spaziare l’immaginazione è difficile non imbattersi in diverse ipotesi teologiche :

  1. ipotesi materialista. Non esiste attualmente nessun Dio; l’uomo e la vita in generale provengono dalla casualità. Tuttavia il desiderio di immortalità porterà specie evolute alla costruzione di Dio, o meglio alla incarnazione dell’idea di Dio, attraverso i prodigi della bioingegneria e di altre scienze. La biosfera imporrà in tal modo il suo progetto alla casualità che l’ ha generata.
  2. Ipotesi sovversiva. Dio, esistente in potenza, ma non ancora in atto, affida la propria creazione alle intelligenze del cosmo, tra le quali si annovera quella umana. La sua onnipotenza esige che la realizzazione-rivelazione avvenga in tutti i modi concepibili secondo logica e anche questo sembra tale. Contenendo sia la materia che la forma catalizzatrice (istinto di sopravvivenza) l’universo cosmo può essere definito Dio in potenza. Assumendo il creato come creatore, rovescio la tradizione ebraico–giudaica. L’uomo non è figlio di Dio, ma al contrario suo padre.
  3. Ipotesi mistica. Dio va cercato al di là dell’esistenza. Una sua esistenza attuale comprenderebbe la sua manifestazione o il suo nascondimento; l’unica epifania di Dio di cui abbiamo esperienza sensibile è il cosmo, la cui contemplazione ci ispira il sentimento religioso (Kant). Le tappe dell’evoluzione non mirano (a differenza della precedente ipotesi) a costruire Dio, bensì esprimono i progressi nella conoscenza di Dio e della trascendenza. Tuttavia a livelli elevati la conoscenza comporta l’identificazione di soggetto e oggetto, quindi diventa produzione. L’essere onniscente prodotto dall’evoluzione nel momento stesso in cui realmente conosce Dio, si identifica con esso.
  4. Ipotesi panteista: Dio è (già e di fatto) il tutto. La sua perfezione è perfetta sintesi di ciò che consideriamo perfetto con il suo opposto. La perfezione in atto non tende a realizzare l’idea umana di perfezione, ma può esistere solo come tendenza verso di essa. In altre parole Dio per esprimere pienamente l’onnipotenza ha bisogno di manifestarsi e la manifestazione ha bisogno dell’imperfezione; dunque l’imperfezione rilevata dal giudizio umano non è tale dal punto di vista ontologico. Le tappe dell’evoluzione non sono altro che il progressivo riconoscimento, da parte dello spirito, di se stesso come Dio.

A questo punto dell’indagine, non avevo lasciato cadere nessuna di queste ipotesi su Dio e l’evoluzione, tutte ugualmente suggestive in quanto accomunate dalla previsione di magnifiche sorti e progressive. Il mio concetto di bene, utile a comprendere Dio, mi sembrava meglio definibile attraverso la via negationis : ciò che ostacolava il progetto individuale era molto più facile da identificare di ciò che gli era di giovamento.