Nemico

Amare il proprio nemico è davvero possibile sul piano logico? In realtà ciò che si può amare nel proprio nemico è la possibilità di renderselo amico. Diversamente si sosterrebbe la possibilità di amare il proprio male, il quale, se fosse amato, benchè causato dal cosiddetto nemico, male non sarebbe. Dunque il precetto dell’amore per il nemico va così riformulato: non c’è nessuno che non possa diventarti amico. Con la conseguenza che amare il proprio nemico non comporta nessun particolare eroismo, ma semmai una sottile astuzia e, anzi, l’uno non esclude l’altra. Amando il suo nemico, anche senza speranza di reciprocità, il cristiano trasforma il danno (violenza fisica e morale), patito dal nemico, in merito proprio. Dunque, anche nei casi estremi di altruismo, non si ama altro che l’accrescimento del proprio merito o il sentimento/riconoscimento della propria bontà, cioè se stessi. L’uomo per amare oltre se stesso dovrebbe riuscire a non amare il sentimento della propria bontà, che fa parte di lui stesso, cioè dovrebbe uscire da se medesimo e tale uscita lo traformerebbe in una specie diversa, non più animale.