Coscenza negativa?

Si potrebbe obiettare che l’esistenza e quindi il pensiero dello stupido, toglie, anzichè aggiungere qualcosa, all’onniscienza e quindi deve apparirle superfluo, inutile, dannoso. Non è così. Infatti anche nel caso dell’ottuso, che poco o nulla capisce, il soggetto sente nel suo intimo la frustrazione di non capire, oppure al contrario si adagia nel felice appagamento e stordimento dell’ebetudine, che nessun saggio vorrebbe o potrebbe mai sperimentare. Diversamente, nel caso dello stupido creativo, siamo di fronte non a un soggetto che non riesce o si rifiuta di ragionare, ma a uno che ragiona in modo imprevedibile e anticonvenzionale. Dato che le convenzioni riguardanti la conoscenza le stabiliscono i saggi e che nemmeno i saggi sanno distinguere la conoscenza vera dall’errore, bisogna ammettere che lo stupido creativo aggiunge qualcosa di unico e di irripetibile o all’errore, che serve per definire la conoscenza giusta, o casualmente alla conoscenza stessa, seguendo per ingenuità procedure e sentieri da nessuno mai battuti. Laddove  l’apporto alla conoscenza apparisse non casuale, ma piuttosto rivelasse un felice intuito anticonformista,  non saremmo probabilmente di fronte a uno stupido.