Democrazia e contraddizione

La democrazia si fonda sul presupposto che nessuna visione del mondo debba essere la sola o la egemone all’interno della collettività.  Inizialmente quindi essa  si organizza in modo da garantire la conpresenza di mentalità  in conflitto tra loro e teoricamente incompatibili.

E’ sin troppo ovvio che ognuna di tali mentalità nel tempo tenda a organizzarsi al fine di imporsi come unica o prevalente, cercando di eliminare la democrazia, la quale, nel momento in cui vede minacciata la propria sopravvivenza, non ha a disposizione altre soluzioni che quelle legate alla  costrizione o alla persuasione, cioè a due varianti della forza.

Agendo in tal modo come se fosse la visione del mondo unica o prevalente, sia pure pro tempore, la democrazia ristabilisce  una pluralità delle voci, ma nel frattempo è stata costretta a negare il presupposto su cui si fonda, cioè ad essere diversa da se stessa.

Da queste premesse sono indotto a trarre le seguenti conclusioni:

  • una democrazia teoricamente perfetta riesce a convincere l’intera collettività di essere la forma di pensiero migliore e tendenzialmente unica;
  • una volta ottenuto lo scopo, deve, per non negare palesemente se stessa, diventare imperfetta, cioè consentire e incoraggiare forme innocue e apparenti di dissenso, che rappresentino in qualche modo la pluralità di voci;
  • per meglio ottenere lo scopo può diffondere, anziché il proprio verbo, un pensiero falsamente anticonformista, che la nega senza minacciarne di fatto le fondamenta.

La strategia suindicata rispecchia esattamente quello che la democrazia sta davvero attuando oggi attraverso la forma del politicamente corretto, cioè di una forma ingannevole di pensiero.