Guerra e morale 1

La forza argomentativa del moralista non può non essere destinata a convincere, cioè a piegare altre forze più deboli. Spesso, quando l’intento persuasivo non è esplicitamente dichiarato, o addirittura inconsapevole, l’intensità della forza (e della prevaricazione) accresce.  Il campo della morale non può dunque essere concepito che come un campo di battaglia, dove chi non possiede un’arma da taglio (la retorica, la dialettica o più modestamente l’arguzia) si accontenta di uno scudo (la rispettabilità), di cui le dichiarazioni di buoni sentimenti politicamente corretti costituiscono le decorazioni all’ultima moda. L’elmo con il pennacchio spetta solo alle autorità.