Olimpiadi di pigrizia

Alle olimpiadi dei pigri un concorrente si esibì, non fece nulla e si classificò al settimo posto. Un altro si rifiutò di salire in pedana e si classificò sesto. Un altro campione, che avrebbe voluto iscriversi, ma odiava compilare i moduli e pertanto non si iscrisse, guadagnò il quinto posto. Un altro, che si spaventò già davanti alla richiesta di partecipare, pensando ai fastidi che il concorso gli avrebbe causato, arrivò quarto. Un altro si fece promettere che non glielo avrebbero più chiesto, si guadagnò il bronzo. Io medesimo, che faccio chilometri a piedi pur di non muovere la macchina dall’autorimessa, non sarei salito sul podio, ma i membri della giuria mi collocarono di peso su di esso, al secondo posto. Quanto al primo classificato, il campionissimo, la medaglia d’oro, faccio troppa fatica a ricordarmi che cosa abbia fatto o, meglio, che cosa non abbia fatto per meritarsela.

Prima morale della parabola: alla pigrizia non c’è mai fine. Seconda morale: ci sono gare che si vincono non partecipando.