Venus Victoria

Venus Victoria

 
Nasce, si accende la dea,
impudica e leggiadra
e dispettosa la sera,
piena d’insidie,
sorprende i naviganti indaffarati.
Il cielo inghiotte l’oceano
e lo risputa senza tregua
in mille frammenti,
inconsapevole aguzzino,
bimbo che gioca.
Si snerva e si frantuma
la vessata potenza,
a cui non basta dichiararsi
inferiore e vinta
con scoppi e prodigi di luce.
Solo Venere non teme il mare,
solo Venere non teme il tempo,
padri scellerati che la insidiano.
Venere non la trovi
nel planetario,
perchè non ha latitudini
e inganna le cifre,
profana i confini.
La dea non ha corpo, nè anima,
solo conosce la sua forza
che sfugge ai sensi e li domina.
Senza una forma propria, infinite e mutevoli
ne indossa a suo capriccio
come vestiti da sera.
Perchè Venere non è nè bene, nè male,
ma pigro senso dell’infinito:
bellezza.